Era dai tempi di Mortal Kombat che volevo andare ad Angkor Wat, o era Tekken 3… Tomb Raiden? Boh, chissenefrega, l’importante è essere sopravvissuti alle zanzare di Ko Rong (mi sto ancora grattando senza ritegno).
Il complesso dei tempi è qualche chilometro fuori da Siam Reap. Quello che mi aspettavo essere un villaggio affollato di monaci buddisti è in realtà una città a tutti gli effetti, con tanto di quartiere baraonda in stile Khao San Rd di Bangkok, solo che questa si chiama Street 08. Il locale più gettonato è il Temple Club, ma anche no, grazie. Oltre agli happy menu (dove happy sta ovviamente per marijuana) ed un ristorante dove si possono mangiare insetti non c’è davvero molto da fare in città a parte ovviamente visitare il gigantesco parco archeologico di Angkor.
Mi accontento.
Noleggio una mountain bike per cinque dollari e percorro la Angkor River Road fino al tempio. È una bella giornata calda e soleggiata e la strada in realtà un sentiero in terra battuta che meno male che ho la mountain bike. Mi perdo un paio di volte, poi sbuco alle spalle del tempio. Faccio il giro ed arrivo all’ingresso dove mi chiedono il biglietto…
« ahem, non ce l’ho il biglietto, me lo devi vendere tu. »
« No, noi i biglietti non li vendiamo, devi andare alla biglietteria. »
« Ok… e dov’è la biglietteria? » (è la conversazione dell’anno)
« La biglietteria è in città. »
…in città??
Un paio di autisti degli stramaledetti tuk-tuk fiutano l’affare e mi invitano a non perdere un altro litro di sudore e insistono di farmi accompagnare comodamente da loro. Protesto, bestemmio satana e la madonna (per par condicio), infine mi rimetto in sella e nella delusione generale torno indietro da solo, stavolta per la strada principale (Charles De Gaulle). Qui scopro che se l’avessi percorsa all’andata sarei stato fermato almeno un paio di volte per farmi controllare il biglietto e non avrei sprecato tutto questo tempo (il parco è un complesso di dieci chilometri quadrati, non esiste un ingresso vero e proprio).
Percorro buona parte del viale trainato ad una specie di motocicletta con rimorchio, riprendo fiato e faccio le faccine buffe ad una bambina seduta sul retro per meritarmi il passaggio. Mollo il furgoncino, sterzo, mi aggrappo ad un altro furgoncino ed arrivo alla stramaledetta biglietteria. Qui mi fanno una foto e la stampano sul mio biglietto valido 3 giorni. Una cosina come 62 dollari. Pedalando, torno all’ingresso del tempio e sfodero trionfante il mio costoso e agognato pezzo di carta.
Un ponte di blocchi di plastica interconnessi permette l’attraversamento del fossato inondato. Sono in pratica grosse taniche galleggianti e mi diverto a saltare rimbalzando da un blocco all’altro. Oltre le mura e le solite scimmiette c’è una quantità di turisti distribuiti in modo abbastanza omogeneo e le cupole del tempio sullo sfondo.
Mi immetto sul viale principale, entro nel tempio e cerco di capire come orientarmi. Due locali posti in serie introducono alla struttura, danno accesso ad una serie di corridoi che corrono lungo il perimetro esterno ed ad alcuni cortili interni che credo fossero fontane.
Imbocco il corridoio e scopro una lunghissima scena di guerra scolpita nella parete in forma di bassorilievo. Alcune figure sono ancora levigate e lucide e con dei residui di colore. La battaglia ritrae un gran numero di soldati, strani animale, eroi e nemici sopraffatti. Metto su le cuffie e faccio partire la mia playlist Honda Kerouac (RIP), scatto un gigaglione di fotografie ai bassorilievi e lascio che il buon umore prenda il sopravvento.
Il tempio è interessante, ma decisamente meno suggestivo di quanto immaginassi. Non c’è la giungla che s’impadronisce e crepa i muri delle rovine… è tutto così in ordine e noioso. Ho ancora molti posti da visitare, non mi demoralizzo.
All’uscita del tempio, un ragazzino mi si avvicina mentre sto slegando la bicicletta e mi offre un ananas già sbucciato per mezzo dollaro. Gli dico di no e lui comincia a lagnarsi…
« uhhhhhh, signoreeeee, compra ananas solo mezzo dollaroooo, uhhhhh… »
Non attacca bambino, appioppa il pippone ad altri turisti… o turiste? Magari l’istinto materno con loro attacca. Il bambino ride contento, poi però mi fissa di nuovo e ricomincia a lagnarsi…
« uhhhhh, compra ananas solo mezzo dollaroooo, uhhhhh… »
Oh, ma che sei scemo? Mi hai appena riso, sei un pessimo attore! Ve bene bambino, eccoti il mezzo dollaro, hai vinto tu.
Procediamo allo scambio, il bambino s’infila i soldi in tasca e invece di andarsene adesso mi mostra delle cartoline del tempio e… no, adesso te ne devi proprio andare.
Infilo l’ananas nella tasca esterna del mio zaino (l’ananas è in una bustina trasparente) e pedalo verso Pre Rup, da dove a quanto pare il tramonto sia particolarmente bello da vedere… però non ho fatto ancora una foto alle scimmiette. Ne scorgo un gruppetto poco più avanti sul ciglio della strada di fronte ad un parcheggio. Scendo dalla bicicletta e mi chino a fotografarne una, quando ecco che un’altra mi scivola dietro e sfila l’ananas dallo zaino! Scatto per riprendermelo, ma lei è troppo veloce e balza all’indietro di pochi metri. L’ananas è ancora protetto dalla busta ed io mi sono appena dovuto sorbire il teatrino di un mocciosetto per dieci minuti per quello. Scatto di nuovo in avanti con le braccia aperte per apparire più grosso e spaventare la scimmietta… il branco non la prende bene: un muro di cinque o sei scimmiette incazzatissime si materializza tra me e la scimmietta con l’ananas e mi mostra i denti in assetto da guerra. Urlano la loro minaccia ed avanzano afferrandomi il polpaccio per un paio di volte.
Merda, merda, merda… mi sgonfio ed indietreggio con grandissima cautela. Cinquanta centesimi di ananas non valgono un morso di una scimmia che come minimo mi passa la rabbia.
Cammino a ritroso per un paio di metri, poi per miracolo le scimmiette mi lasciano andare via. Mi volto e incrocio lo sguardo con una guardia del parco che ha guardato la scena allibita. Solleva un dito e mi dice serio.
« attento alle scimmie »
…e grazie al cazzo, me lo potevi dire prima.
Torno in sella e pedalo verso il tempio di Prae Roup. A quanto pare uno è dei posti migliori per vedere il tramonto, insieme al Phnom Bakheng.
Ci metto un po’ ad arrivare, forse ho solo le gambe un po’ molli per colpa delle scimmiette. Comunque sia, costeggio il fossato di Angkor Wat, pedalo lungo il bacino artificiale di Srah Srang ed arrivo al tempio giusto in tempo per visitarlo prima che il giorno finisca. Non che ci sia molto da vedere… persino il tramonto non vale un gran che, dato che un grosso albero impedisce di vederlo. L’unica cosa degna di nota è la vista della giungla. Scatto una foto, torno a Srah Srang e decido di fermarmi qui.
Godermi il tramonto è un’impresa. Appena mi fermo vengo circondato da un gruppetto di ragazzini che mi vogliono vendere di tutto… magneti da frigorifero, flauti stonati… ad ogni no ecco che mi viene proposto un nuovo oggetto. Non voglio niente, no… no… fino a quando una bambina dice la parola magica.
« Birra? »
Gli altri bambini non ci stanno, vogliono spremermi un dollaro anche loro, ma sono stremato e gli rispondo secco che adesso se ne devono andare. Mi guardano delusi ed intristiti (ma ormai lo so che è tutta scena) e finalmente se ne vanno via.
Mi sistemo su una roccia, do un sorso alla mia birra e mi do uno schiaffetto alla nuca: Zanzare. Porca madonna, oggi non c’è davvero pace.
Faccio un respiro profondo, svuoto la mente e mi concentro su dove ho la fortuna di trovarmi, dopotutto. Ripenso alla corsa lungo lo sterrato fino al tempio, i lunghi corridoi scolpiti, fino alla libertà di quelli che sono ormai quasi due mesi in viaggio per conto mio. Do un altro sorso alla birra…
Angkot Wat, check.
CANZONE DEL GIORNO: Cygnus… Vismund Cygnus – The Mars Volta