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“Qualunque cosa tu trovi strana, brutta, scomoda e disgustosa in un nuovo mezzo diventerà sicuramente la sua firma. La distorsione dei CD, l’instabilità del video digitale, il suono scadente degli 8 bit – tutto questo sarà apprezzato ed emulato non appena sarà possibile evitarlo. È il suono del fallimento: gran parte dell’arte moderna è il suono di cose che vanno fuori controllo, di un mezzo che spinge ai suoi limiti e si rompe. Il suono distorto della chitarra è qualcosa di troppo forte per il mezzo che dovrebbe trasmetterlo. Il cantante blues dalla voce spezzata è un grido emotivo troppo potente per la gola che lo rilascia. L’eccitazione della pellicola granulosa, del bianco e nero sbiadito, è l’eccitazione di assistere a eventi troppo grandi per il mezzo incaricato di registrarli”

― Brian Eno, A Year With Swollen Appendices

Medikinet

Di recente, mi sono reso conto che invece di condividere direttamente quello che penso, mi lancio in una serie di argomenti per “preparare” chi mi ascolta. Esempi, riflessioni e ragionamenti, che poi però mi portano su una strada diversa. Mi vengono in mente nuove idee, e quello che avevo pensato all’inizio non mi soddisfa più. Così continuo a parlare, correggo i miei argomenti, rifletto ad alta voce. La mia mente diventa un enorme banco di lavoro dove tutto è collegato con tutto, come in una sorta di organigramma olistico.
Sarebbe più facile partire da quello che penso e argomentarlo a ritroso, ma sono troppo ansioso per farlo. Ho paura di essere frainteso o, peggio, di essere giudicato.

Ovviamente faccio così anche quando sono gli altri a parlare. Non ascolto le idee o le opinioni senza un’argomentazione, non so che farci. È come se potessi capire solo con la ragione. La tragedia è che comportandomi così posso dare l’impressione di essere un saccente insensibile, arrogante e presuntuoso, quando invece è più vero il contrario. La verità è che il quotidiano mi travolge, mi sovraccarica la mente, e questo proprio perché ho bisogno di far passare tutto per il filtro della ragione. La mia mente macina perennemente informazioni, come un processore che elabora dati al 100%. Penso pure di notte, mentre dormo. I miei sogni sono densi e complicati. Poi mi sveglio e mi scopro rigido e contratto. La mia mascella è dura e indolenzita e non mi sento affatto riposato. Ma ormai è mattina e davanti a me c’è un intero giorno da attraversare.

Creativity

You’re only proud of your creation’s success, because you want to be creative, but creation doesn’t happen through gimmicks, technology and distribution.

It doesn’t even happen through work.

Creativity is frankly adjacent to mental illness and overlaps with it substantially.
A lot of talented people killed themselves and all of them are miserable. The real gift is to be ungifted.

 – Rick and Morty S06E07

Aiuto, non mi sono iscritto all’AIRE! Che faccio?

Ti sei trasferito all’estero da qualche anno e ancora oggi vivi e lavori fuori dall’Italia.

Hai un attestato di residenza del comune estero locale, ma non ti sei mai registrato all’AIRE. Non lo hai fatto perché non volevi perdere l’assistenza sanitaria in Italia, oppure perché non avevi sbatti e poi comunque era solo una formalità o bla bla bla.

Adesso però hai scoperto che senza la registrazione all’AIRE, il fisco italiano ti considera residente in Italia, con la conseguenza di dover pagare le tasse per il reddito che hai prodotto all’estero.

Ouch.

Da una parte pensi che magari puoi continuare a vivere senza registrarti all’AIRE. Torni in Italia per rinnovare il passaporto, non voti e chi s’è visto s’è visto. Dall’altra però, sai che in realtà questo è un problema che prima o poi dovrai affrontare. A parte il fatto che la registrazione all’AIRE è obbligatoria, se non lo fai sarà un problema quando vorrai percepire un’eredità (per esempio una parte di un immobile di famiglia) o sposarti (per farlo dall’estero ci vuole il nulla osta del consolato), eccetera eccetera. Il tempo intanto continua a passare e così gli anni suscettibili ad una verifica fiscale.


COSA FARE?

(Risposta breve)

Registrati all’AIRE.

Se dopo esserti registrato all’AIRE il Fisco italiano inizia una verifica della tua posizione fiscale, dovrai invocare la Convenzione contro le doppie imposizioni davanti al CTR (Consiglio Tributario Regionale).

Lo so che è uno sbatti e che vorresti poter risolvere la cosa senza dover rivolgerti ad un avvocato, ma poiché si tratta di un’irregolarità, non può essere verificata d’ufficio. La buona notizia è che la verifica è solo un’eventualità e potrebbe anche non succedere nulla.

Se invece si verifica, cerca un legale specializzato in finanza tributaria internazionale. Leggi questo articolo, riassume molto bene il quadro della situazione.

 


COSA FARE?
(Risposta lunga)

L’articolo 43 del Codice civile stabilisce che la tua “residenza” è dove hai la tua dimora abituale. Il domicilio invece è il luogo dove hai stabilito la sede principale dei tuoi affari ed interessi (anche di tipo affettivo).

Purtroppo, la “residenza fiscale” è un’altra cosa e se non sei iscritto all’AIRE, in base all’art. 2 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), sei considerato fiscalmente residente in Italia anche se il tuo domicilio e la tua residenza sono all’estero.

“Ai fini delle imposte sui redditi si considerano residenti le persone che per la maggior parte del periodo di imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile.”

L’ordinanza 1533/2022 della Cassazione (sebbene pronunciandosi su un caso specifico) ha chiarito che la congiunzione “o” non significa che basta soddisfare anche solo una delle tre condizioni per essere considerati fiscalmente all’estero, ma che basta soddisfarne anche solo una per essere considerati fiscalmente residenti in Italia.

Insomma, anche se vivi all’estero, fintanto che sei iscritto all’anagrafe della popolazione residente, devi (o dovresti, ci arriviamo…) pagare le tasse in Italia. Secondo il TUIR, l’iscrizione all’AIRE non è solo una formalità, ma una condizione sostanziale a fini fiscali.

Il Fisco quindi ha titolo a chiederti di pagare le tasse in Italia. L’art. 168 del TUIR sancisce che se hai già pagato le tasse all’estero, puoi detrarle dalle tasse che devi allo stato italiano (comma 2), ma che la detrazione non ti spetta se non li hai dichiarati in Italia quando era il momento (comma 8).

A questo punto però (sottofondo di coro liturgico, tipo ascensione nel regno dei cieli) entra in gioco la “Convenzione contro le doppie imposizioni”. Nel caso della Germania, per esempio, la convenzione dice il tuo stipendio da dipendente non è tassabile in Italia se:

  • vivi in Germania per più della metà dell’anno (cioè almeno per 183 giorni, 184 per gli anni bisestili);
  • l’azienda per la quale lavori è in Germania;
  • l’azienda non è sostenuta da un’organizzazione che ha sede in Italia.

A questo proposito (sempre prendendo come esempio la Germania), l’ordinanza n. 9725/2021 della Cassazione ha fatto prevalere la Convenzione Italia-Germania (art. 15) contro il TUIR.

A volte un’ordinanza della Cassazione stabilisce l’opposto di un’altra ordinanza. Questo accade perché le sezioni della Cassazione si esprimono su casi specifici, perciò anche se ne trovi una favorevole al tuo caso, non potrai impugnarla.

Le sentenze che danno orientamento definitivo (per cui le singole sezioni non possono esprimere un avviso diverso) sono invece quelle scritte a Sezioni Unite.

Vorrei chiarire adesso che la legge italiana non cerca di “punirti” di non esserti registrato all’AIRE: lo Stato ha a che fare con una buona quantità di “furbetti” che spostano la propria residenza all’estero per evadere le tasse, pur continuando a vivere in Italia. Un’altra circostanza sono i lavoratori di frontiera che, per esempio, prendono residenza a Lugano, ma di fatto vivono da questa parte del confine.
Mentre tu pensi di essere in mezzo ad un polverone inutile, lo Stato considera l’eventualità che tu sia un evasore. Il ricorso al tribunale è il tuo modo di far prevalere non solo la tua buona fede, ma anche la tua reale capacità contributiva.

Oltretutto, il diritto tributario internazionale è dalla tua parte. Come la pagina di questo studio legale fa notare:

“La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) si è più volte espressa difformemente dalle Corti italiane ritenendo che il luogo di residenza di un soggetto debba essere individuato in relazione […] alle circostanze oggettive che collegano il soggetto al territorio.
Una tale interpretazione permette di superare l’impostazione italiana rendendo del tutto irrilevante il criterio formale della cancellazione dalle liste della popolazione residente e dell’iscrizione all’AIRE.
Recentemente alcune Commissioni Tributarie Provinciali e Regionali (che rappresentano il primo e il secondo grado del processo tributario) si sono discostate dalla linea dettata dalla Cassazione e si sono conformate alla giurisprudenza comunitaria.
Ad esempio, nel 2017, la CTR della Puglia trattando l’ipotesi di una tardiva iscrizione all’AIRE ha affermato che “l’applicazione di qualsivoglia strumento presuntivo”, quale la mancata iscrizione all’AIRE, peraltro ampiamente superate dal contribuente “a mezzo della pertinente documentazione prodotta agli atti”, “non può avvenire in maniera asettica e automatica, dovendo esso, per converso, avere riguardo necessariamente alla reale capacità contributiva ex art.53 C., nonché evitare una inammissibile duplicazione d’imposta”.

Un altro articolo dice anche che “[…] al fine di evitare la doppia imposizione, la residenza fiscale può essere accertata alla luce dei criteri individuati dalle norme convenzionali vigenti tra gli Stati. Assumono così rilevanza le tanto spesso menzionate “tie break rules” che puntano alla sostanza dei fatti, smontando il consolidato orientamento della Suprema Corte in merito alla presunzione assoluta di residenza attinente al requisito formale ex art. 2, comma 2, TUIR.”

Le Tie break rules sono definite dall’articolo 4 del Modello OCSE. È un argomento un po’ lungo e con delle eccezioni, ma puoi leggere a proposito in questa pagina.

Come puoi vedere, l’argomento è spinoso e dipende moltissimo dal tuo caso. Consulta un legale specializzato per avere un’idea migliore del tuo caso e tieni a mente che potresti anche non ricevere affatto una verifica del fisco italiano. Respira, spera per il meglio, ma tieniti comunque preparato e con i documenti in ordine (certificati di residenza, contratti d’affitto e di lavoro, ecc.).

Ti consiglio di trovare un avvocato specializzato nella tua regione di residenza in Italia, perché i primi due gradi di giudizio (semmai dovessi affrontarli) avrebbero luogo nella corte tributaria provinciale e poi in quella regionale.

In bocca al lupo.

Lila

«And you know something else?»

«What?»

«I’m not going to answer any more of your questions.»

«Why not?»

«You’re the detective. That’s what you are. You think you’re going to learn something, I don’t know what, but you’re not going to learn anything… You’ll never find out who I am because I’m not anything.»

«What do you mean?»

«I’m not anybody. All these questions you’re asking are just a waste of time. I know you’re trying to find out what kind of a person I am but you’re never going to find out anything because there’s nothing to know. […] I used to play I was this kind of person and that kind of person but I got so tired of playing all those games. It’s such work and it doesn’t do any good. There’s just all these pictures of who I am and they don’t hold together. They’re all different people I’m supposed to be but none of them are me. I’m not anybody. I’m not here. Like you now. I can see you’ve got a lot of bad impressions about me in your mind. And you think that what’s in your mind is here talking to you but nobody’s here. You know what I mean? Nobody’s home. That’s Lila. Nobody’s home.»

«You know what?» Lila said.

«What.»

«What you want to do is make me into something I’m not. […] You’re trying to destroy me.»

«No.»

«Yes.»

«Well you’ve completely misunderstood what I’m asking these questions for» the Captain said.

«No, I haven’t. I’ve completely understood it just exactly right» Lila said. «All men do that. […] But you know something? It won’t work.»

«I’m not trying to destroy you,» he said.

«That’s what you think. You’re just playing around the edges, aren’t you! You can’t go to the center of me. You don’t know where the center of me is!»

That set him back.

«You’re not a woman. You don’t know. When men make love they’re really trying to destroy you. A woman’s got to be real quiet inside because if she shows a man anything they’ll try to kill it. But they all get fooled because there’s nothing to destroy but what’s in their own mind. And so they destroy that and then they hate what’s left and they call what’s left, ‘Lila,’ and they hate Lila. But Lila isn’t anybody. That’s true. You don’t believe it, but it’s true…»

«Women are very deep» Lila said. «But men never see it. They’re too selfish. They always want women to understand them. And that’s all they ever care about. That’s why they always have to try to destroy them.»

«I’m just asking questions» the Captain said.

«Fuck your questions! I’m whatever your questions turn me into. You don’t see that. It’s your questions that make me who I am. If you think I’m an angel then that’s what I am. If you think I’m a whore then that’s what I am. I’m whatever you think. And if you change your mind about me then I change too. So whatever Richard tells you, it’s true. There’s no way he can lie about me.»

– Lila: an inquiry into morals, by Robert M. Pirsig

A volte non dovresti ascoltarti

La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta all’annichilamento. Affronterò la mia paura. Farò che scivoli sopra di me, che passi attraverso me. E quando sarà passata, il mio occhio interiore scruterà il suo sentiero. Ma dov’è andata la paura non ci sarà nulla.

– Frank Herbert, 1965

Metti che hai un esame.
Hai paura di fallire. 
Sei ansioso.
Roba che ci dormi la notte. 

Che poi all’esame
ti ci prepari comunque.
Magari lo passi,
magari no. 

A che ti serve
travisare un’emozione
in un sentimento
inutile?

CANZONE DEL GIORNO: There There, by Radiohead