…era d’estate, avevamo fatto il bagno di notte, il temporale ci aveva sfiorato e si allontanava impazzito. Stavamo sulla riva a goderci i fulmini da lontano, che si conficcavano nel mare nero all’orizzonte, e le nuvole erano una montagna possente, elettrica e grigia nel riverbero della luna, ricordi? di bianco c’era solo quella e il culone di Gianna, che il bagno si doveva fare nudi. Le docce erano calde anche a mezzanotte, una goduria, ma tempo poche ore eri già svenuto, sbronzo, mentre pisciavi, e ti trascinarono al campo in due, a spalla, mentre i tuoi piedi tracciavano il solco in mezzo, la faccia più bianca di qualsiasi culo. C’era vino rosso dappertutto e quando finalmente cominciò a piovere, entro l’acqua e allagò mezza roulotte, letto compreso. Ricordi, maledizione, ricordi?? c’era pure quel tipo simpatico, che si scioglieva le candele nell’orecchio. No, non ricordi niente, eri ubriaco come una merda.
Categoria: nessun posto
pernacchie
come puoi goderti il tramonto
sapendo della notte?
La notte arriva comunque.
il peso dell’idea
dell’idea!
delle cose a venire
anche l’acciaio diventa polvere,
ma non lo puoi sapere
L’ansia è arroganza.
[ ]
[…] Sarai tu la concentrazione
di tutti i luoghi da visitare.– Cristina Donà (Appena sotto le nuvole)
tenho dó das estrelas
Não haverá um cansaço
Das coisas,
De todas as coisas,
Como das pernas ou de um braço?– Fernando Pessoa
Adesso (adesso) va bene pensare che il senso nelle cose, in tutte le cose, sia nel loro semplice esistere. Che il temporaneo, superfluo e incompiuto, valga più dell’immensità, vuota per equilibrio.
Schnee
Poi sussurrò, prendendomi per la manica, sudando «Ora guarda per esempio questi qui davanti. Hanno le loro preoccupazioni, contano i chilometri, pensano a dove dormiranno stanotte, a quanto costerà la benzina, al tempo, a come ci arriveranno… e intanto ci stanno andando dove vogliono arrivare e ci arriveranno comunque. Ma hanno bisogno di preoccuparsi e di ingannare il tempo con assilli falsi o altro, puramente ansiosi e lamentosi e non si mettono l’anima in pace se non riescono ad agganciarsi a una preoccupazione stabilita e provata, e quando la trovano la loro faccia assume l’espressione adatta, di infelicità, cioè è chiaro, e intanto tutto passa loro accanto e loro lo sanno questo, ed è un’altra cosa che li preoccupa incessantemente, Ascolta! Ascolta!»
Jack Kerouac (On the Road, 1957)
PROVERBIO DEL GIORNO (DE): der fisch stinkt vom kopf her (il pesce puzza dalla testa)
fuoco
Quando camminare da vertigine e il respiro diventa petrolio, quando saltano gli schemi e aumenta la confusione, le mille paure che ci ostinano alla mediocrità si fanno sbornia e Zac! entra una verità, come una scarica elettrica da corto circuito dritta al cuore. Il petto, quello di un bambino, dolcemente indifeso.
Un dettaglio, diverso, impercettibile, che però cambia tutto.
Una pietra si sposta di un nulla un chilometro sotto terra. In superficie, il terremoto. Riassetto, per trovare un nuovo ordine del cazzo.
viaggiare
Si trattava in più d’un cambiamento d’abitudini, bisognava che imparassi ancora una volta a riconoscere nuovi volti in un nuovo ambiente, altri modi di parlare e di mentire. L’indolenza è quasi forte come la vita. La banalità della nuova farsa che bisogna recitare vi annienta e vi occorre tutto sommato ancora più vigliaccheria che coraggio per ricominciare. È questo l’esilio, l’estraneo, questa inesorabile osservazione dell’esistenza com’è davvero durante quelle poche ore lucide, eccezionali nella trama del tempo umano, in cui le abitudini del paese precedente vi abbandonano, senza che le altre, le nuove, vi abbiano ancora rincoglionito a sufficienza.
Tutto in quei momenti viene ad aggiungersi alla vostra immonda miseria per forzarvi, debilitati come siete, a scoprire le cose, la gente e l’avvenire così come sono, cioè degli scheletri, nient’altro che nullità, che bisognerà tuttavia amare, vezzeggiare, difendere, animare come se esistessero.
Un altro paese, altra gente intorno a te, agitata in un modo un po’ bizzarro, qualche piccola vanità in meno, dispersa, qualche orgoglio che no trova più la sua ragione, la sua menzogna, la sua eco familiare, e non occorre altro, la testa vi gira, e il dubbio vi attira, e l’infinito e voi ci cascate dentro…
Il viaggio è la ricerca di questo niente assoluto, di questa piccola vertigine per coglioni.
– Louis-Ferdinand Céline (Viaggio al termine della notte, 1932)
pizza mandolino
La gran parte dei miei colleghi bavaresi non perde mai l’occasione di scherzare sull’Italia e gli Italiani che non lavorano o che, se devono, fanno le cose a cazzo di cane; Che gli italiani “parlare parlare” e che la Germania (ergo baviera) gli paga la crisi che hanno creato proprio loro.
È vero? Vediamo… molti bavaresi approfittano della bella stagione per andare in Italia, adorano mangiare la pizza, bevono cappuccini in quantità industriali (di solito dopo aver mangiato la pizza Diavolo) e sanno tutti qualche parola di italiano, così possono leggere i menù.
Che c’entra? c’entra per dire che l’accanimento bavarese nel criticare l’Italia spesso è solo una manifestazione d’invidia. Me ne sono convinto dopo un viaggio di lavoro con due colleghi tedeschi ad Urbino e per le colline delle Marche: soffrivano, volevano tornare a casa, dove la distanza li aiutava a illudersi che il loro paese fosse il posto migliore della terra.
Arrivo al punto…
Oggi ero in macchina con un mio collega bavarese. Eravamo andati a comprare il pranzo e ovviamente, zak! battuta sull’Italia e gli italiani. Offese gratuite che quasi sempre assecondo e lascio perdere perché in fondo non me frega niente. Poi però, di riflesso, al mio collega è scappata la frase «qui è perfetto», mentre mi guardava con la faccia convinta e l’espressione intensa di chi lo pensa davvero.
Qui in Baviera ci si arriva già con lo stereotipo del posto perfetto. Certo, vai in piscina e la struttura è attrezzatissima, ma almeno qui è una questione di soldi. Te ne accorgi appena vai dal dottore. Lo studio è grande e pulito, il dottore ti visita e subito realizzi che manca di compassione.
La Montalcini, che “parlare parlare” un sacco, spiegava come «l’imperfezione sia più consona alla natura umana. […] Non bisogna crucciarsi di non essere perfetti. Anzi! Se si è perfetti non c’è più niente da fare ed è la fine.», ma al bavarese medio col bis-nonno nazista che bruciava la metà di quelli che incontrava, questo concetto non scalfirà mai il suo schema di valori.
Senza aprire discorsi metafisici, se un giorno riuscissimo a mettere su il posto perfetto, tempo pochi mesi ci romperemmo tutti le scatole e cominceremmo a cambiare di nuovo le cose. Ma come, non era perfetto?! si vede che la perfezione dell’uomo ha la scadenza, o meglio, che la perfezione è la coincidenza con l’ideale, che cambia in continuazione.
Nel frattempo, ogni volta che sono in giro con qualcosa di insolito, dal vestito al modo di fare, un gesto, un oggetto particolare che porto con me o cose ancora più insignificanti, mi accorgo che varie persone che incrocio mi guardano serie, col giudizio negli occhi (e no, non esagero).
Qui in perfettolandia nessuno fa un passo senza aver aver pianificato ogni cosa e la gente ti investe se passi col rosso, perché se hai torto tu meriti di morire.
Tutto questo uccide il dinamismo. L’ordine, le regole e le facce da cazzo fanno appassire qualsiasi istinto di vita.
Insomma, Se la Baviera è davvero perfetta, com’è che sbadiglio così tanto?
FRASE DEL GIORNO: geh mir nicht auf die Eier (Non mi rompere le… uova)
[ ]
Monaco stanotte è come un trip d’acido, dove la realtà si limita a pochi metri da te. La metro non sbuca dal tunnel nero, ma si materializza nella luce della stazione, mi porta a casa, ma è un illusione, perché Casa non è qui.
Damn it.
Sono uscito dal letargo d’inverno ed è un bel rischio, ma non posso decidere tutto io ed è bello essere di nuovo in balia di me e dell’omonimo nella testa, che dopo tanto tempo, maledetto, mi urla di nuovo un sacco di cose …bastardo. Non smettere.
FRASE DEL GIORNO: Ab einem gewissen/bestimmt punkt (ad un certo punto…)
L.
Mi chiama. Farfalle nello stomaco, dita fredde e un gelo alle mani, che si riscalda salendo su per le braccia. Energia.
Respiro, me la goda beato, la gusto, la spreco.
Ehi! Ehi, sciocco! Dico a te, ehi!
Un giorno o l’altro si stuferà di chiamarmi.
PAROLA DEL GIORNO: [der] traum (sogno)