Non toccate la polvere

Viseu (Adro da Sé)

Arrivato a Viseu, come al solito quando visito una città nuova, mi sono procurato una mappa per poterla attraversare passando per i punti principali (chiese, piazze, città vecchia). È solo un modo per familiarizzare con il posto, ma non sottintende alcun interesse specifico per l’arte sacra o l’urbanistica.

Viaggiare con una Lonely Planet può spesso creare idea che visitare, conoscere un posto significhi ammirarne le chiese o assaggiare quell’anonimo disgustoso dolcetto ‘tipico’ che nemmeno i residenti conoscono.

Se questo è invece il vostro modo di viaggiare e di ‘scoprire’, allora (fatta esclusione di pochi centri come Lisbona e Oporto) il Portogallo riserverà per voi un’amara delusione, soprattutto in quanto italiani! Il Portogallo non ha il patrimonio dell’Italia, né la cultura culinaria (che può essere riassunta in baccalà, o vitello, con contorno di patate, insalata e riso), eppure riesce a conservare quell’atmosfera malinconica e placida che la contraddistingue. Mi appare come una visione, o un eco del passato.

Viseu è solo un paesino di provincia, con alcuni edifici storici a memoria di chissà quale passato, ma è stata una tappa piacevole di questo piccolo viaggio verso la Galizia con Shirin. Certo poi siamo arrivati ad Aveiro, poco più a Ovest, sulla costa, è la magia si è infranta…

Aveiro non è una città, è la fotocopia di un enorme villaggio turistico, con tanto di ponti, canali e pseudo-gondole, tutte ovviamente caratteristiche al cento per cento. Quello che resta delle vie del centro sono case private della loro dignità, facce sospettose di gente che ha inconsapevolmente già capito di aver buttato nel cesso la propria città, barattandola per un centro commerciale e un cinema multisala.

Mi viene in mente libro d’ombra di Tanizaki, che spiegava come l’ombra (intesa come il non mostrare mai completamente qualcosa, lasciando il mistero all’immaginazione) e il tempo sono tra gli strumenti più sublimi dell’arte e della passione erotica, cioè della stimolazione dei sensi.
Quando qualcosa mi viene celato m’incuriosisco, la mia immaginazione prende la strada che più mi appartiene. Quello che non vedo diventa qualcosa di intimo, perché parla direttamente a me una lingua che solo io posso capire. Togliere questo, tirare a lucido tutto perché si veda bene è l’ossimoro dell’arte, è l’atto pornografico del mostrare tutto.

CANZONE DEL GIORNO: Limiti –  Caparezza (2003)

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