Il vegetarianismo e il made in china

Non mi interessa molto il vegetarianismo come pratica privata, anche se è facile farsi trasportare da discussioni tipo che senso ha essere vegetariani o carnivori (cioè onnivori). Ognuno fa e mangia quello che gli pare.
Il discorso attorno al vegetarianismo diventa per me interessante quando si tocca un altro punto: quello della coerenza (o meglio, dell’ipocrisia). Tutti siamo liberi di fare la spesa come meglio crediamo, certo, ma dal punto di vista dei princípi, anche i vegetariani più celebri (da Gandhi a Terzani) parlavano della loro scelta in termini etici e non salutisti.
Gandhi in particolare diceva « Mi convinsi ad abbracciare definitivamente il vegetarismo quando mi persuasi che la supremazia degli uomini sugli animali inferiori non implicava che i primi dovessero sfruttare i secondi, ma che i più progrediti dovessero proteggere gli altri. » mentre Daniele Luttazzi, tanto per sparare una cazzata in un discorso suppositivamente serio, diceva che le carote sono vive quanto i mammiferi, ma, infilate a terra, sono semplicemente più facili da acchiappare.

Vediamo di capire bene. Intanto Gandhi prende gli uomini, tutti gli uomini, e li riunisce sotto il nome di “uomo” che poi si mangia gli animali, ma impostato così il discorso non regge, meglio generalizzare il suo concetto in « l’individuo non deve sfruttare l’essere più debole (o il meno progredito) » che già ha più senso (ognuno è responsabile per le proprie scelte ecc.).
Vista così l’idea di Gandhi è una filosofia più ampia che si può “anche” applicare al vegetarianismo.

Ora…

mi domando: è più osceno ed intollerabile il sopruso sugli animali o quello sugli uomini? posso pormi il problema della sofferenza delle aragoste e ignorare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo più debole, meno progredito? Il cannibalismo tra gli uomini? Se al supermercato trovo cose come l’aglio importato dalla Cina che costa meno di quello prodotto in Italia, e poi l’aglio lo uso per farmi il sugo con la carne di soia perché la carne è lo sfruttamento degli animali, c’è qualcosa che non va.

Invece di non mangiare la carne uno potrebbe invece smettere di indossare magliette made in Vietnam, Birmania e compagnia bella. Se il vegetarianismo fa capo ad una filosofia più ampia di rispetto di se e del prossimo soprattutto se più debole, non posso mangiare l’insalata e poi sostenere con i miei acquisti politiche economiche che si fondano sullo sfruttamento dei popoli più poveri. Credo che si debba partire da questo, che ne so, definire una specie di “vegetarianismo economico”: non compro (mangio) la roba made in China (carne) perché sono contro lo sfruttamento deliberato degli uomini (animali).

Bon Appétit

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