"terceiro direito" significa tre piani senza ascensore
"terceiro direito" significa tre piani senza ascensore

Pare essere diventata la mia nuova abitudine quella di scrivere i post in ritardissimo. Non per altro, è che dopo un po’ comincio a dimenticare alcuni particolari che voglio scrivere proprio per poterli leggere e ricordarli ..e che sono quindi la ragione per la quale scrivo.

Dicevo, Évora.. ci son stato ormai un mese fa!
“A quel tempo” stavamo ancora a dormire nella soffitta di casa di Rui e Monica, due coperte invernali stese per terra per fare spessore a mo di materasso e i sacchi a pelo, poi Shirin ha scoperto gli scarafaggi ed è stato un dramma.. io me ne stavo per trovare uno in mano perché era sull’interruttore e, io che non l’avevo visto, stavo accendendo la luce, ma tanto quelli si buttano ad angelo nel vuoto per scappare come disperati quindi pace.

Dovevamo fuggire da quella soffitta, un po’ per gli scarafaggi (saranno stati un paio, ma ormai Shirin li aveva visti..), un po’ perché la casa era di amici di un’amica di Shirin, e quindi io ero il ragazzo dell’amica dell’amica dei proprietari di casa, troppo alla lontana per stare due settimane a scrocco! Poi era anche tornato il ciccio spagnolo, quindi dalla sua stanza ci avevano spostato in soffitta ..diciamo pure tranquillamente che quindi che gli scarafaggi eravamo noi!

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Volevamo andare al mare, ma dio decise di mandare pioggia tutta la settimana, quindi demmo un’occhiata alla Lonely che parlava benissimo di Évora, che era anche abbastanza vicina.
Di certo ho visto di meglio, ossia, la città non è male, ben conservata etc.. ma venendo dall’Italia e soprattutto dopo aver visto Erice in Sicilia direi che mi ha lasciato piuttosto indifferente. Come città storiche già la vicinissima Spagna offre molto di meglio. Évora è comunque un posto piacevole, che merita una visita in un viaggio specifico in Portogallo, basta non sopravalutarla lasciandosi ingannare dalla maledetta Lonely (che già mi aveva fregato in Argentina con Salta, dove l’ostello era il posto che mi era piaciuto di più).

In città c’è una cappella interessante chiamata capela dos ossos, rivestita completamente di ossa: gli archi con i femori e le volte coi teschi, una cosa magari macabra per molti, ma forse solo curiosa. Il senso dovrebbe essere una cosa del tipo “ti facciamo vedere le ossa così diventi timorato di Dio”, per evidenziare ancora una volta la dipendenza della religione dalla paura della morte. All’ingresso c’è una incisione proprio simpatica: Nos ossos que aqui estamos pelos vossos esperamos (noi ossa che qui giaciamo per le vostre aspettiamo).

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A completare, un cadavere appeso sulla parete, con tanto di riflettore intermittente, nel caso uno non se ne accorga (di lato, nascosto dalla colonna c’è ne un altro, di un bambino).
I gestori della cappella hano colto l’essenza del significato dell’opera, quindi se come me volete fare le foto dovete pagare un euro in più!

Non molto lontano dalla Cappella ci sono due parchi, piccoli ma carini, la cui quiete è interrotta annualmente (..e aggiungerei anche che c**o, proprio quando ci stavamo noi) dalle bande di calouros (matricole) che vengono persino qui per farsi sottoporre dagli studenti seniores a tutte le torture immaginabili, che vanno dalle flessioni zavorrate agli shampoo di uovo crudo. Anche in Brasile se ne vedevamo, ma li si limitavano a sporcali di vernice e li vedevi così all’uscita della metro, a chiedere soldi per la festa, mah..

Comunque sia, il parco è invaso anche da pavoni, che girano indisturbati per le rovine a ridosso del parco facendo versi ridicoli, più li imitavo più mi guardavano strano ripetendo il verso.. chissà cosa gli avrò detto.

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PAROLA DEL GIORNO: sm pavão (pavone)

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