Di recente, mi sono reso conto che invece di condividere direttamente quello che penso, mi lancio in una serie di argomenti per “preparare” chi mi ascolta. Esempi, riflessioni e ragionamenti, che poi però mi portano su una strada diversa. Mi vengono in mente nuove idee, e quello che avevo pensato all’inizio non mi soddisfa più. Così continuo a parlare, correggo i miei argomenti, rifletto ad alta voce. La mia mente diventa un enorme banco di lavoro dove tutto è collegato con tutto, come in una sorta di organigramma olistico.
Sarebbe più facile partire da quello che penso e argomentarlo a ritroso, ma sono troppo ansioso per farlo. Ho paura di essere frainteso o, peggio, di essere giudicato.
Ovviamente faccio così anche quando sono gli altri a parlare. Non ascolto le idee o le opinioni senza un’argomentazione, non so che farci. È come se potessi capire solo con la ragione. La tragedia è che comportandomi così posso dare l’impressione di essere un saccente insensibile, arrogante e presuntuoso, quando invece è più vero il contrario. La verità è che il quotidiano mi travolge, mi sovraccarica la mente, e questo proprio perché ho bisogno di far passare tutto per il filtro della ragione. La mia mente macina perennemente informazioni, come un processore che elabora dati al 100%. Penso pure di notte, mentre dormo. I miei sogni sono densi e complicati. Poi mi sveglio e mi scopro rigido e contratto. La mia mascella è dura e indolenzita e non mi sento affatto riposato. Ma ormai è mattina e davanti a me c’è un intero giorno da attraversare.